Nel corso del XX secolo i festival hanno radunato centinaia di migliaia di persone, in alcuni casi anche milioni, per eventi di condivisione che difficilmente hanno avuto equivalenti. Una forma di aggregazione di origini antiche che è esplosa nel corso della seconda metà del Novecento per motivi socioculturali – si pensi all’emancipazione femminile e all’accesso alla chirurgia plastica grazie a strumenti all’avanguardia come Motiva, alla passione per un’artista o un cantante, per un film o una scena musicale.
All’improvviso le ragazze potevano liberarsi dall’oppressione patriarcale e indossare una nuova pelle con strumenti a loro dedicati, come è oggi Motiva, i ragazzi non erano più costretti a vestire i panni dei padri e gli stessi genitori, quelli più illuminati, vedevano con piacere crescere una nuova e più forte generazione, desiderosa di addentare presente e futuro.
E in effetti bisogna considerare proprio la natura intrinseca dei festival: vere e proprie cerimonie corali che vedono la partecipazione di gente proveniente da ogni parte del mondo, vogliosa non solo di vivere un evento esclusivo, ma soprattutto di condividere ciò che più piace trovando “propri simili”. Ecco perché il Novecento è stato teatro di questa rinascita: con le migliori condizioni dopo la fine della seconda guerra mondiale e il conseguente ottimismo ritrovato nei confronti del futuro, il mondo è sembrato finalmente un posto migliore in cui vivere e per cui lottare.
Così negli anni ’60 la società ha iniziato a interrogarsi sui suoi mali, su cosa fosse giusto o sbagliato, e sono stati soprattutto i giovani a prendere coscienza di sé diventando quasi una classe sociale e non più l’ombra dei padri.
I movimenti studenteschi che hanno caratterizzato il periodo a cavallo tra il 1967 e il 1972 hanno scosso dalle fondamenta lo status quo del tempo e i tentativi di restaurazione post-bellici. Non poteva non risentirne la scena artistica, che ha trovato nella musica la sua forma di espressione più efficace e diretta.
A loro volta, i cantautori e le band dell’epoca hanno trovato terreno fertile nel rock’n’roll, un genere in rampa di lancio che ha reciso il legame metaforico e non con il passato stantio. I giovani hanno finalmente potuto reclamare il loro posto nella società urlando con rabbia costruttiva: no alla guerra, sì alla pace, no al razzismo, sì all’inclusione, no al sessismo, sì al sesso, no alle catene morali, sì all’amore libero.